Molti neppure sanno cosa sia stato il manicomio: ignorano come la medicina si sia prestata a segregare la diversità e la sofferenza e a trattarla, non di rado, con metodi punitivi. Ogni doccia gelata, ogni elettroshock, ogni terapia convulsivante con insulina, pur nella generale ‘buona fede’ degli operatori, che si attenevano a indicazioni (oggi li chiameremmo protocolli) o tentavano sperimentazioni, ha rappresentato per chi li subiva un dolore ulteriore che si sommava alla sofferenza psichica, reale o dichiarata dall’autorità.
Recuperare la vita dei ricoverati, le loro singole storie individuali, è esattamente quanto fece Rossano come primo atto del programma che condusse alla dismissione dell’ex manicomio provinciale di Napoli, come si potrà ben comprendere leggendo i contributi di questo volume.
Ovviamente non si trattò del lavoro di un solo uomo, ma Rossano come Basaglia ebbero la capacità di cogliere il momento storico e di influenzarlo fortemente così da coagulare le forze migliori per la realizzazione di un progetto che, oggettivamente, ha rivoluzionato la gestione del paziente psichiatrico.
Leggendo il volume si comprenderà anche la peculiarità della vicenda napoletana riguardo la chiusura dell’ormai ex manicomio provinciale e come proprio da Napoli partì quel movimento culturale ed organizzativo che riteneva che la dismissione non dovesse essere un atto meramente amministrativo bensì un processo sanitario di ricollocazione di persone portatrici di una identità e di una dignità per troppo tempo dimenticate quando non deliberatamente calpestate.